
Mi sono interrogato molto sul significato che si può dare alla parola “coerenza” nei vari ambiti in cui può essere utilizzata: vita, politica, credo religioso… e, perché no, fede calcistica.
Confesso di avere le idee un po’ confuse al riguardo.
Per definizione sarebbe coerente colui che prosegue per il suo cammino senza tentennamenti per tutta la durata della sua esistenza.
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Confesso di avere le idee un po’ confuse al riguardo.
Per definizione sarebbe coerente colui che prosegue per il suo cammino senza tentennamenti per tutta la durata della sua esistenza.
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Non sono un uomo coerente.
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Tranne calcisticamente.
Troppe volte ho messo in discussione le mie idee, ne ho trovato le falle, le ho cambiate, rivisitate, abbandonate totalmente per passare a concetti anche profondamente diversi.
A volte diametralmente opposti.
Soprattutto in politica.
Solo oggi però sento di avere la maturità necessaria per riconoscere che nel caso del fallimento d’ una idea si debba avere l’ umiltà necessaria per rimettersi in gioco e cominciare da capo a meditare un proprio pensiero o percorso.
Quindi sono un incoerente.
È un difetto?
Non lo so.
Certi giorni penso di sì, certe volte mi convinco del contrario.
Sono incoerente anche in questo.
Di certo però, questa mio difetto (???) mi concede la possibilità di imparare da i miei errori.
Questo mio difetto mi consente di mettermi continuamente in discussione, di non avere verità assolute e dogmatiche, di liberarmi da kantiani occhiali che molte volte invece di aiutarci a vedere distorcono la nostra percezione della realtà.
E ai miei occhi questo e un giusto modo di approcciare le problematiche e la vita stessa.
Può dunque da un sì tale esecrabile difetto nacere una qualche qualità?
Credo di si.
Credo fermamente che, se correttamente indirizzata, una “certa incoerenza” sia un mezzo pregio, forse “padre di una qualità minore”.
Più leggo alcune affermazioni più vorrei che ci fosse più gente piena di “difetti” in giro.
Ci sono troppe persone coerenti, che dalle loro cattedre s’ arrogano il diritto d’ insegnare il “loro verbo".
Tranne calcisticamente.
Troppe volte ho messo in discussione le mie idee, ne ho trovato le falle, le ho cambiate, rivisitate, abbandonate totalmente per passare a concetti anche profondamente diversi.
A volte diametralmente opposti.
Soprattutto in politica.
Solo oggi però sento di avere la maturità necessaria per riconoscere che nel caso del fallimento d’ una idea si debba avere l’ umiltà necessaria per rimettersi in gioco e cominciare da capo a meditare un proprio pensiero o percorso.
Quindi sono un incoerente.
È un difetto?
Non lo so.
Certi giorni penso di sì, certe volte mi convinco del contrario.
Sono incoerente anche in questo.
Di certo però, questa mio difetto (???) mi concede la possibilità di imparare da i miei errori.
Questo mio difetto mi consente di mettermi continuamente in discussione, di non avere verità assolute e dogmatiche, di liberarmi da kantiani occhiali che molte volte invece di aiutarci a vedere distorcono la nostra percezione della realtà.
E ai miei occhi questo e un giusto modo di approcciare le problematiche e la vita stessa.
Può dunque da un sì tale esecrabile difetto nacere una qualche qualità?
Credo di si.
Credo fermamente che, se correttamente indirizzata, una “certa incoerenza” sia un mezzo pregio, forse “padre di una qualità minore”.
Più leggo alcune affermazioni più vorrei che ci fosse più gente piena di “difetti” in giro.
Ci sono troppe persone coerenti, che dalle loro cattedre s’ arrogano il diritto d’ insegnare il “loro verbo".
Se non riescono a "peggiorarsi" almeno un pò che almeno tacciano ogni tanto.