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martedì 9 giugno 2009

EUROPEE 2009

Alla luce dei risultati delle urne di queste ultime elezioni europee, si evidenzia un paradosso che andrebbe analizzato in maniera molto più approfondita rispetto alle mie capacità di analisi.
Il paradosso del fallimento del sistema capitalistico contemporaneo ha portato al fallimento elettorale della sinistra europea.
L’ attuale crisi economica viene imputata ad un capitalismo esasperato e scarsamente regolamentato ma gli elettori invece di punire le ideologie che da sempre si rifanno a questo sistema economico hanno deciso di boicottare tutte le compagini di avversa propensione.
Hanno deciso di punire le compagini che nel tentativo di perseguire una politica economica più moralmente sostenibile, quando si sono trovate nella possibilità di fare qualcosa, invece di accorgersi di quello che gli squali della finanza stavano facendo, hanno sempre e perennemente prelevato dalle tasche delle classi che si prefiggevano di proteggere.
La sinistra europea esce da questa tornata elettorale con le ossa rotte.
E per quanto sofisticamente si cerchi mascherarlo, la debacle è un dato incontrovertibile.

Secondo il mio inutile parere tale risultato va però letto non solo alla luce di questa crisi economica ma ha radici più profonde. Radici saldamente connesse al malessere sociale che pervade il modello di integrazione etnica che si è cercato di sviluppare in questo percorso costitutivo dell’ Unione Europea.
Disegnare confini sulle carte geografiche, ammettere, annettere o lasciar aderire realtà culturalmente diverse tra loro in modo in questo modo “ex Ufficio”, non funziona.
Il flusso di immigrazione che è cresciuto in maniera esponenziale dall’ apertura delle frontiere non ha portato ad un amalgama ma ad una emulsione.
I vari gruppi etnici non si sono integrati e miscelati bensì confusi e coagulati e la gente vorrebbe che questo flusso cessasse.
Per questo vota la destra. Perché fondamentalmente la gente è XENOfoba.
Ha paura, cioè, degli stranieri.
La gente odia salire su treni colmi di odori cui non è abituata, è terrorizzata quando passeggia in vicoli in cui sente solo idiomi che non comprende, si spaura nel guardare insegne in lingue che non conosce, teme costantemente che dietro un burka ci sia un kamikaze. La gente si sente straniera in casa propria.
GIUSTO O SBAGLIATO CHE SIA QUESTO E’ QUELLO CHE LA GENTE SENTE.
E l’ errore è non comprenderlo, l’ errore è credere che invitando all’ accoglienza, citando sacri richiami alla tolleranza, al rispetto del diverso si ottenga in modo automatico l’ accettazione di queste realtà così aliene della nostre radici storiche.
NON E’ COSI’.
Lo dimostrano i risultati di questa tornata elettorale.
Vanno ricercati nuovi modelli di regolamentazione e tempistiche del flusso di immigrazione.

D’ accordo, forse con la mia franchezza farò storcere il naso a qualcuno, ma a me piace parlare nella maniera più onesta e chiara possibile.
E non voler accettare questa lettura del voto significa semplicemente nascondere la testa sotto la sabbia.

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